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3 sett
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12 sett
 
Programma cronologico
     XXXI Edizione dal 3 al 12 settembre 2010
res area
       

 

   
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   SPETTACOLI
   Programma del 11-09-2010

 

BnCs2010 - da ven 10-09-2010 20:00 a sab 11-09-2010 20:30  -  Parco Cellarulo
“KischadaUaiNot”
(un altro Chisciotte? E perché?)

A cura di
Enzo Mirone e Peppe Fonzo

Prima nazionale

Durata 60 minuti

Cielo e terra si contendono Don Chisciotte. La fame lo ancora al suolo e le sue visioni lo innalzano verso il cielo.
Una tensione che tiene in bilico la sua "erranza"  tra una dimensione orizzontale che è quella del viaggio fisico e materiale ed una verticale, di natura spirituale. Un bilico che sta tra l'essere o il non essere "in cervello", tra la follia e la saggezza.  

"So io chi sono, e so che posso essere
non soltanto quelli che ho detto…"
Chisciotte

"KischadaUaiNot", performance conclusiva di un percorso di laboratorio realizzato in concomitanza/collaborazione col festival, è il risultato di un processo di DECO - DISTRUZIONE del testo e dell'immaginario di Cervantes, un attraversamento stupito e ragionato della poetica e dell'utopia costruita intorno al Chisciotte.   L'inseguimento ostinato di un'intuizione, l'elaborazione di un pensiero matematico e musicale da applicare alla concretezza dei corpi al lavoro, l'esigenza di un codice espressivo e di un linguaggio il meno "inadeguato" possibile, la realizzazione di una simultaneità di azioni, immagini, suoni e silenzi, la compresenza di più punti di vista e la loro orchestrazione: dal delirio di questa mescola di urgenze è nato K.U.N.

letto 4182 volte   Categoria BnCs2010 Spettacoli 3100
  


 

BnCs2010 - da ven 10-09-2010 21:00 a sab 11-09-2010 19:00  -  Teatro Comunale
Mandragola
Prima nazionale

10 sett ore 21.00
11 sett ore 19.00
durata 120 minuti

Ideazione dello spazio, adattamento e regia di Ugo Chiti  
con Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci e tre attori in via di definizione   costumi Giuliana Colzi; luci Marco Messeri  
musiche, Vanni Cassori e Jonathan Chiti

Ci sono appuntamenti che si possono rimandare a lungo, che si può per anni far finta di non dover onorare, ma arriva prima o poi il momento che quell'incontro diventa irrinunciabile e ti si presenta con l'urgenza che merita, come una necessità, un passo irrimandabile.
Questa è "La mandragola" di Niccolò Machiavelli per l'Arca Azzurra, un incontro che si sapeva di non poter eludere eppure sempre rimandato, sempre spostato più in là nel tempo, finché appena doppiata la boa dei venticinque anni di attività, dopo aver in qualche modo sfiorato il grande classico cinquecentesco, con la messinscena dell'altro grande testo del segretario fiorentino, quella "Clizia" che scrisse proprio a due passi da casa nostra, durante il suo esilio a Santa Andrea in Percussina, e che abbiamo portato sulle scene nel 1999, eccoci finalmente dinanzi a quella che da più parti viene definita la "Commedia perfetta", vero e proprio prototipo di tutta la letteratura teatrale italiana cinque e seicentesca.
Accanto ai piccoli e grandi affreschi, tracciati dalla drammaturgie originali di Chiti lungo questi 25 anni e che hanno ritratto con forza alcuni dei momenti più importanti della storia popolare del nostro paese e dell'immaginario della sua gente partendo dal piccolo microcosmo in cui lui e la compagnia operano, si sono sempre alternate storie tratte dalla grande letteratura toscana di tutte le epoche, dal Decamerone alla citata Clizia, dalle storie di inizio secolo ispirate ai racconti di Lucignani a "La cena delle beffe" di Sem Benelli.
Operazioni che con estremo rispetto dei capolavori originali hanno voluto restituirne una lettura non scontata e di maniera, privilegiando magari uno spunto minore, una suggestione particolare, una emozione suggerita da una lettura eccentrica e non proprio ortodossa. I grandi personaggi di Machiavelli i cui caratteri si ritrovano in molte tra le commedie dei grandi autori delle epoche successive, sono lo spunto per una nuova e appassionata immersione della compagnia e del suo autore e regista nelle straordinarie storie che hanno fatto grande la nostra letteratura.  

n.159  Niccolò Machiavelli    letto 4411 volte   Categoria BnCs2010 Spettacoli 3300
  


 

BnCs2010 - da ven 10-09-2010 22:00 a sab 11-09-2010 22:00  -  Palazzo Paolo V
Dignità autonome di prostituzione
Dal format di Betta Cianchini e Luciano Melchionna  
luci Camilla Piccioni
costumi Michela Marino  
assistenti alla regia Roberta Caldironi, Roberto Saura, Renata Malinconico, Luca Setaccioli  
regia Luciano Melchionna

La durata può variare a seconda del percorso artistico    


Dignità  Autonome di Prostituzione è la Casa Chiusa dell'Arte. Attori come prostitute, protetti ma alla mercè dell'avventore/spettatore di turno, si lasciano scegliere, esaminare e soppesare in cambio della propria Arte e del proprio Cuore.
Rigorosamente in vestaglia o giacca da camera, adescano o si lasciano abbordare dai clienti mentre una "strana famiglia", tenutaria del Bordello, ha l'arduo compito di stimolare le contrattazioni con i clienti per stabilire il prezzo di ciascuna prestazione.

Conclusa la trattativa, il cliente - uno, due o piccoli e grandi gruppi, a seconda delle "perversioni" - si apparta con la prostituta di turno in un luogo deputato - una stanza, una macchina, una toilette... - dove fruirà di una o più pillole del Piacere Teatrale: monologhi o performance di quindici minuti circa, tratti dai classici del teatro o da testi contemporanei, perlopiù del Melchionna stesso. Un nuovo approccio allo Spettacolo, un modo per ridare "Dignità" al lavoro dell'Attore e al contempo una provocazione giocosa e sorprendente per riavvicinare il pubblico al mestiere più antico del mondo: il Teatro.
Pensate a un bordello e immaginate quante emozioni si consumano in quelle stanze chiuse, dove vizio e gioco si alternano; dove ogni sera pulsano i cuori di una trentina e più di 'squillo' mentre lungo scale e corridoi si consumano le 'compravendite', in un carosello esilarante di performance musicali e non.    

Lo spettacolo ha ricevuto il Premio Speciale Golden Graal 2008 'per l'idea e la regia' e il Premio Golden Graal come 'miglior attrice' a Elisabetta Cianchini e la Nomination al Premio ETI - Gli Olimpici del Teatro 2009 per la categoria 'Miglior spettacolo d'innovazione'.  


n.160  Luciano Melchionna    letto 5084 volte   Categoria BnCs2010 Spettacoli 3600
  


 

BnCs2010 - sab 11-09-2010 19:00, Hortus Conclusus
Libera caccia
Azione violenta di un danzatore perso
vari spettacoli in vari orari - vedi scheda

Prima nazionale

11 sett ore ore 19.00 e ore 22.30
Ingresso libero fino ad esaurimento posti
durata 20 minuti
  
di Francesco Gabrielli  e Michela Lucenti  
presentato in forma di studio per il Progetto Punta Corsara nell'ambito di Avvicinamenti a Scampia 2010 - danza al Madre 

con Francesco Gabriellli
regia Michela Lucenti      

La storia impossibile e noi la sappiamo
La disperazione della bestia, comprensibile
Tutti la vediamo
Dobbiamo finire Caino?
Gia' lo sta' facendo da solo,
sediamoci a guardare
La sua fine sara' dolce libera calda.    

Un tappeto lucido del colore delle camere dei bambini, un canto lieve, una giovane donna, un duetto con una bambolina di plastica e la dichiarazione poetica di un uomo travestito da scimmione.
La solitudine foriera di violenza, di animalità. La provincia.

L'abbrutimento di un paese sotto le spoglie di un giovane uomo, di un giovane animale che rivendica la sua possibilità di esistere solo attraverso la possessione di un'altra creatura. Uno spazio semplice, un terreno giallo acido, il colore della follia e della terra secca, arida che non frutta più.

Il ricordo slavato di un immaginario pop della storia d' amore impossibile per eccellenza, quella di un King Kong, in fondo la bestia buona, la bestia non capita.

Raccontiamo di un assassinio secondo una poetica graffiante del balletto civile, attraverso poche parole cattive e divertenti, ahimé, ed una serie di azioni compresse della nostra danza teatrale accompagnate da una colonna sonora densa e acida. Anche in questa operazione non vogliamo ne' difendere ne' giudicare, diamo uno spazio a Caino nel quale parlare.     
 

letto 4513 volte   Categoria BnCs2010 Spettacoli 4000
  


 

BnCs2010 - sab 11-09-2010 20:00, Teatro Massimo
Blu
Prima nazionale

durata 55 minuti

Regia e drammaturgia Valentino Villa 
con Marco Angelilli, Sarah Silvagni, Franca Penone, Stefano Vona Bianchini 
scene e costumi Francesco Mari
luci Gill McBride
collaborazione ai video, Primo De Santis, Luigi Ciccaglione
proiezioni live, Francesco Mancori
collaborazione coreografica, Monica Vannucchi
assistente alla regia, Michele Lisi
tecnico luci, Raffaella Vitiello 


Gilles de Montmorency-Laval barone di Rais, nato a Machecoul il 10 settembre del 1404, l'uomo più ricco della Francia medioevale, ossessionato dalla bellezza e dal lusso, occultista, alchimista, protetto dalla Chiesa francese, ha ucciso, ogni volta dopo inaudite forme di stupro, più di duecento bambini ed adolescenti maschi, pratica che aveva iniziato nel 1432 per soddisfare il suo sadico piacere sessuale. Morì sul rogo. Pochi decenni dopo la coscienza popolare, per trovare forme sostenibili di racconto della storia di Gilles de Rais, lo trasformò in Barbablù; sostituendo ai bambini sette mogli inconsapevoli ed innocenti.

Gilles de Rais, secondo la definizione di George Bataile, è 'il più grande criminale della storia dell'uomo'. Gilles de Rais, Barbablù, la violenza sugli innocenti, modernamente etichettata come pedofilia, la religione come alibi, le nebbie e le colpe di ogni Chiesa, la violenza sulle donne, l'innocenza della vittima, l'innocenza del carnefice, la vittima carnefice, i rapporti convenzionali, e quindi noti, fra uomo e donna, quelli nascosti e striscianti, trovano in BLU un luogo in cui poter essere raccontate.

BLU è una riflessione amorale sulla violenza e sul male. La visione è però sconsigliata ad un pubblico alla ricerca di visioni consolatorie. Perché in BLU non c'è neanche una goccia di sangue, non c'è neanche un corpo nudo. L'osceno rimane, deve rimanere, fuori dalla scena.

Chi assiste allo spettacolo crede, almeno temporaneamente, di vedere una commedia di natura poliziesca. Lentamente ed inesorabilmente lo spettatore comincerà ad intuire, complice la musica di Béla Bartok, gli interventi in video, la danza, le parole ambigue, le sovrapposizioni spasmodiche dei piani di racconto, che dietro la facciata 'per bene' delle mogli vive di Barbablù si nasconde il complice prediletto di Gilles de Rais, monsieur Poitou. Dietro l'acutezza dell'imputato e la sua smorfia geniale ed ironica, si nasconde l'incarnazione del male, del potere, nella sua peggior accezione.  

letto 4588 volte   Categoria BnCs2010 Spettacoli 4200
  


 

BnCs2010 - da sab 11-09-2010 21:00 a dom 12-09-0010 19:00  -  Teatro De Simone
The Bugs Benni Show
viaggio teatralmusicale su testi di Stefano Benni
Prima nazionale
con Veronica Mazza 

musiche Lorenzo Hengeller
scene Luigi Ferrigno
costumi Sabrina Chiocchio 

regia Stefano Sarcinelli 
  
Durata 75 minuti

Veronica Mazza, attrice di talento e sensibilità accesa si tufferà anima, corpo e voce nel repertorio del Benni, reciterà monologhi, scene, poesie, brani inediti lasciando che il suo cuore batta forte, talmente forte da divenire il cuore stesso dello spettacolo. La sua musica.

Si la musica. Benni nella musica ci sguazza, ci respira.

I suoi testi sono jazz puro e sono soprattutto musicali. E' una ballata "spettacolare", un percorso teatral musicale, contrappuntato dalle note di Lorenzo Hengeller, tra le poesie, le canzoni , i romanzi , le invettive e i personaggi editi e inediti partoriti dalla fantasia del celebre autore bolognese.

Un incontro curioso e stimolante tra l'immaginazione di un grande autore e la creatività di un'attrice di talento che hanno fatto del registro comico un'arte per nascondere, quel tanto che basta, il tragico e il patetico che sempre si annidano dietro ogni risata. 
  
  
  
    
  
 

letto 4369 volte   Categoria BnCs2010 Spettacoli 4400
  


 

BnCs2010 - sab 11-09-2010 23:00, Piazza Vari
Ipse Dixie
Concerto
Ingresso libero fino ad esaurimento posti

La musica "Dixieland" è uno dei nomi che diamo al jazz delle origini, quello di New Orleans, emigrato poi a Chicago, New York e Kansas City dopo la chiusura del celebre quartiere a luci rosse di Storyville nel 1917. Una musica dove il ragtime incontra la banda, il blues la quadriglia, l'Africa l'Europa. Che riesce a essere popolare, da intrattenimento, e allo stesso tempo creativa e innovatrice. Musica da festa e da parata, da bordello e da funerale.


Ipse Dixie schiera gli strumenti tipici del Dixieland: clarinetto, tromba, banjo tenore, tuba, batteria; strumenti portatili che permettono al gruppo di suonare anche marciando per animare strade e piazze, nel solco delle celebri "marching bands" di New Orleans. Si ispirano ai primi grandi del jazz: "Ipse" è di volta in volta Armstrong, Jelly Roll Morton, Nick La Rocca, Bix Beiderbecke, Frankie Trumbauer, Eddie Lang, Johnny StCyr, Gene Krupa…

Il repertorio del gruppo si compone dei loro arrangiamenti di musiche che spaziano su tutta la gamma dei registri espressivi del genere: l'incalzante Tiger Rag, canzonette classiche come Hello Dolly o Gone with the Wind, il blues, il ragtime, veri inni del Dixieland come When the Saints Go Marching In, fino alla struggente musica da funerale di St. James Hospital. 
  
La formazione 
Lello Settembre, clarinetto: musicista di grande esperienza e sensibilità, Lello è da parecchi anni un caposaldo della scena musicale napoletana, in cui spazia dal folk al jazz e al classico. Ciro Riccardi, tromba: diplomato in Musica Jazz al Conservatorio di San Pietro a Majella, è anche laureato in lingua e letteratura con una tesi su Miles Davis, ma quando suona Dixieland guarda oltre, a Louis e Bix. Federico Poole, banjo tenore: autodidatta, come ogni banjoista che si rispetti, esprime sullo strumento una sensibilità frutto di un lungo percorso di approfondimento della musica popolare nordamericana. Salvatore Rainone, batteria: un caso insolito di esperienza – nel jazz, nel rock, e nella fusione dei due - inversamente proporzionale all'età. Alexandre Cerdà, titolare della cattedra di tuba presso il Conservatorio di Salerno: la sua padronanza della tecnica moderna dello strumento gli permette di estenderne il registro espressivo ben al di là di quello tradizionale.
 

letto 5103 volte   Categoria BnCs2010 Spettacoli 4700
  


 

BnCs2010 - sab 04-09-2010 13:00, Centro Arte e Cultura
Tagli
Prima nazionale
una performance mobile
di e con Marco Mario De Notaris

durata 45 minuti
a seguire
'Piante, tavole e storie'
Mappe del gusto nel Sannio beneventano
degustazione a cura dell'Associazione LOA

4 sett ore 13.00
5 sett ore 13.00
11 sett ore 13.00
12 sett ore 13.00



Tagli è un monologo-cabaret che si ispira alla stand-up comedy, un misto di improvvisazione e di testo scritto, una performance in bilico tra il rischio dell'invenzione e una drammaturgia più "collaudata".
Un attore, relegato in uno spazio che non è un teatro, né un set, prepara il pranzo raccontando storie paradossali, storie, appunto, che riguardano i tagli, la vera parola moloch degli ultimi mesi. Anche l'attore, che per sua disgrazia è parte di quei tagli, rende partecipe il pubblico dei suoi progetti tagliati dal ministero.
Progetti culturali sempre più folli e deliranti, e la descrizione tra risate e nonsense di una società che tagliando tutto quello che è cultura, partecipazione, sensibilità, sembra sempre voler rinunciare al senso profondo delle cose, dell'arte, della civile convivenza. In questo caso, spinto dalla necessità, che è la madre di tutte le invenzioni, l'attore di Tagli cerca di ristabilire un contatto con il pubblico e con la realtà attraverso il rito del pranzo, di una con
divisione quasi "eucaristica", come un prete senza altare, che celebra messa in una baracchetta sperduta. In un tempo in cui anche la quarta parete è una spesa eccessiva, Tagli si propone di far ridere o solo sghignazzare il pubblico attraverso uno scambio ravvicinato di battute e spunti anche dell'ultimo momento.        
   
  
   

letto 4280 volte   Categoria BnCs2010 Spettacoli 200
  


 

BnCs2010 - sab 04-09-2010 18:00, Hortus Conclusus
Raccontami Benevento
un progetto di Giulio Baffi e Giovanni Petrone
spettacoli in varie date e luoghi (vedi scheda)


Sabato 4 Settembre

Largo Manfredi di Svevia, ore 18.00
con Imma Villa e Rosario Sparno
durata 45 minuti

Hortus Conclusus, 19.00
con Gea Martire e Gabriele Saurio
durata 45 minuti

Domenica 5 settembre
Hortus Conclusus, 11.30
con Gea Martire e Gabriele Saurio
durata 45 minuti

Largo Manfredi di Svevia, ore 12.30
con Imma Villa e Rosario Sparno
durata 45 minuti

Sabato 11 settembre 
Arco del Sacramento, ore 18.00
con Silvia Bilotti
durata 45 minuti

Ponte Leproso, ore 19.00
con Antonello Cossia e Paolo Cresta
in collaborazione con Associazione culturale Altrosguardo
durata 45 minuti
 
Domenica 12 settembre
Ponte Leproso, ore 11.30
con Antonello Cossia e Paolo Cresta
in collaborazione con Associazione culturale Altrosguardo
durata 45 minuti

Arco del Sacramento, ore 12.30
con Silvia Bilotti
durata 45 minuti

Per tutti gli spettacoli ingresso libero fino ad esaurimento posti

Gli spazi bellissimi della città. Architetture che diventano spazio per una rappresentazione inconsueta. Attori che inventano una storia e la raccontano al pubblico come per un incontro improvvisato. Verità e fantasia che si confondono. Un progetto che negli ultimi due anni ha moltiplicato l'attenzione degli spettatori e la fantasia degli attori-autori, tanti, che hanno inventato i loro racconti in centinaia di spazi storici, museali ed architettonici della Campania. Ci sembra bello raccontare anche Benevento, affidandoci all'invenzione di un gruppo di attori che hanno accolto con entusiasmo il nostro invito. Quattro i racconti previsti, il sabato e la domenica, al mattino e al pomeriggio, che s'incrociano per emozionanti performances.

Hortus Conclusus
con Gea Martire e Gabriele Saurio
durata 45 minuti

La lotta, quella più antica, antica quanto il mondo: tra il bene e il male, viene ingaggiata e mai vinta. Per ognuno di noi comincia, ma finisce? In quale territorio riparare nel quale meglio lottare, sentirsi il più forte, il favorito, quello sul quale sarebbero tutti pronti a scommettere? Su quale terreno ideale o reale, andare a sconfinare per poter, finalmente, planare, i piedi scollati da un mortificante ancoraggio, liberi da ogni peso, scagliati verso un tripudio di trionfo? Dov'è questo luogo dell'impossibile, dove un cerchio, destinato a restare irrimediabilmente aperto, miracolosamente si chiude, si conclude? Un Hortus conclusus? Forse. Chissà. Si può provare, sperare. Ma, alla fine, sapremo distinguere, se quel seducente, poderoso braccio che, trionfante, eleva verso il cielo la coppa della vittoria appartiene al corpo tentatore del male o a quello virtuoso del bene?! Fidiamo nel mistico hortus e nelle divine opere di Paladino. 

Largo Manfredi di Svevia
con Imma Villa e Rosario Sparno
durata 45 minuti

Biondo era e bello e di gentile aspetto. Ma l'un de cigli un colpo avea diviso... Avesse in Dio ben letto questa faccia L'ossa del corpo mio sarieno ancora In co del ponte presso a Benevento. (Dante. Purgatorio. Canto III) .
Sono le prime ore del pomeriggio di venerdì 26 febbraio del 1266. L'esercito di Carlo d'Angiò è schierato sui colli sovrastanti la valle dei fiumi Sabato e Calore. Le forze di Manfredi, re di Sicilia (che il papa considera usurpatore) sono disposte nella pianura beneventana di S. Maria della Grandella. Ha inizio la battaglia di Benevento. 



Ponte Leproso
con Antonello Cossia e Paolo Cresta
in collaborazione con associazione culturale ALTROSGUARDO

Fuori della porta di S. Lorenzo, si ammira un antico ponte a cinque archi sul fiume Sabato, risalente al I secolo denominato ponte Leproso, sopra di cui era distesa la via Appia. Il primo arco colla rampa verso la città, è composto di grossi macigni riquadrati commessi senza calce, di costruzione de' secoli rimoti. I rimanenti archi sono di opera laterizia di epoca posteriore, quando in diversi tempi, s'è il ponte ristampato dietro a'danni cagionati da'tremuoti, e dall'impeto della corrente. Quattro arcate, un tempo cinque. Ha una solida struttura tipicamente romana a schiena d'asino e conserva diversi elementi originari. È famoso pel sepolcro, che s'innalzò a Manfredi Re delle due Sicilie, biondo, bello e di gentile aspetto, morto qui in azione con Carlo I d'Angiò. Su questo ponte tumulato, con le pietre, senza rito, dalla pietà dei vincitori, abbandonato alla pioggia e al vento. Per questo ponte transitarono Cicerone, Orazio, Giulio Cesare, Vespasiano, Augusto ed anche dottori della Chiesa e Sommi Pontefici. Così gli anni si sommano agli anni, s'intrecciano fatti con persone. Come pietra si aggiunge a pietra, fino a formare l'arco. "Qual è la pietra che sostiene il ponte?" Chiede Kublai Kan a Marco Polo, che risponde: "Il ponte, non è sostenuto da questa o quella pietra, ma dalla linea d'arco che esse formano". Kublai Kan riflette in silenzio, poi soggiunge: "Perché mi parli delle pietre? E' solo dell'arco che m'importa". "Senza pietre non c'è arco". Risponde Marco Polo. Tra parole di leggenda, di storia o di poesia, lo spettatore-visitatore si troverà avvolto al tramonto in un'atmosfera di racconto, come nella descrizione di una città invisibile, sospeso nell'aria a metà strada tra un punto e l'altro della terra ferma, cavalcioni di una schiena d'asino che fa da ponte sul fiume. 
  

Arco del Sacramento
Con Silvia Bilotti

Il mondo ospita luoghi gravidi di memorie. E la memoria è imprescindibile, compone archetipicamente ciò che siamo. Il mito di ieri racconta l'uomo di oggi, la sua ragion d'essere; il mondo di oggi riscopre il mito di ieri e riscopre se stesso. Si riscopre attraverso i bisbigli dei luoghi ritrovati; riscopre se stesso attraverso i messaggi che a se stesso lascia, affidandoli al tempo, per mezzo dei luoghi in cui gli uomini vivono. In quei luoghi il quotidiano diventa futura saggezza. Diventa libro prezioso in cui si tratta dell'unica ragione, dell'unico senso che ha la vita".
 




 

letto 6775 volte   Categoria BnCs2010 Spettacoli 400
  


 

BnCs2010 - gio 09-09-2010 21:00, Mulino Pacifico
L’altro magnifico Jerry
vari spettacoli in varie date - vedi scheda
Prima nazionale

9 sett ore 21.00 e ore 23.00
10 sett ore ore 21.00 e ore 23.00
11 sett ore ore 21.00 e ore 23.00

durata 75 minuti

In collaborazione con Napoli Teatro Festival Italia

di Massimo De Matteo e Sergio Di Paola  
con Michele Danubio, Sergio Di Paola, Peppe Miale, Bruno Tramice  
e con Carmen Annibale, Simona Barattolo, Andrea Cioffi, Noemi Coppola, Michelle Cuevas, Silvio De Luca, Viola Forestiero, Lorena Leone, Arturo Scognamiglio  
sonorizzazioni, Luca Urciuolo
scenografie, Luigi Ferrigno
coreografie, Lorena Leone
costumi, Alessandra Gaudioso
disegno, Luci Ettore Nigro
assistente alla regia, Michele Danubio
assistente scenografo e realizzatore scene, Armando Alovisi

regia Peppe Miale  

lo spettacolo è sostenuto dall'Associazione Alessandro Pavesi

Nel 2006 un lavoro appassionato di esplorazione sulle "maschere del '900" ci aveva naturalmente portato ad indagare, sulla figura artistica che lo stesso Groucho aveva indicato come suo successore: Jerry Lewis. Venimmo a conoscenza di una storia incredibile ambientata nella Germania nazista, storia raccontata in un film, "The day the clown cried" diretto ed interpretato dal divo di Hollywood. Il tormento che ne accompagnò la realizzazione ci ispirò l'idea di scrivere un testo teatrale che narrasse le vicende del personaggio e le vicissitudini accadute all'attore nel periodo di lavorazione del film (1971).

Innanzitutto provvedemmo a recuperare la sceneggiatura originale del film e la facemmo tradurre, studiando approfonditamente il percorso umano e artistico di Jerry, nonché il contesto storico. Raccogliemmo informazioni dettagliate sulle figure storiche cui si era ispirata Joan O'brien, autrice della sceneggiatura, per creare la figura di Helmut Doork, clown che "venne utilizzato dai carcerieri nazisti a accompagnare i bambini ebrei nelle camere a gas" (le parole sono quelle del produttore Nathan Wachsberger, quando prova a convincere Jerry ad interpretare Doork). Successivamente abbiamo contattato l'agente di Lewis che ci fornì ulteriori dettagli e aneddoti.

Nacque così l'idea de"L'altro magnifico Jerry", in un lungo lavoro di due anni per successive fasi progettuali, giungendo ora alla sua forma definitiva. Lo spettacolo utilizza tutti i linguaggi possibili per raccontare una storia al pubblico totalmente immerso nella narrazione.

Alessandro Pavesi, scomparso nel 2008 all'età di 19 anni, era uno studente di Giurisprudenza che, credendo nei valori di giustizia sociale e solidarietà, sognava di potersi un giorno impegnare nella tutela dei diritti umani. Si era anche iscritto ad uno specifico corso in materia presso l'università di Harvard (USA) ma un pirata della strada gli ha spento il sorriso e la speranza.
Vogliamo aiutare altri ragazzi a raggiungere i suoi sogni e a diffondere i suoi ideali: quei valori che hanno spinto la Fondazione Alessandro Pavesi ONLUS a offrire il patrocinio allo spettacolo "L'altro magnifico Jerry". Perchè giustizia e solidarietà non siano parole vuote, ma acquistino un significato concreto con il ricordo delle atrocità del nazismo, perché la memoria non solo rimanga viva ma venga rinnovata nei giovani, perché altre "piantine di Ale" si diffondano attraverso questo straordinario impegno della Compagnia Le Pecore Nere.
Per non dimenticare…
 
C'era una volta, e c'è ancora, Jerry Lewis . C'era una volta, e non c'è ancora, Helmut Doork. 
Il primo, mito comico del cinema hollywoodiano.
 Il secondo, un clown tedesco, proiezione  cinematografica di figure realmente esistite in quell' aberrazione dell'uomo che furono i campi di concentramento.
Helmut era stato un grande clown, anzi era stato "Doork il grande",  il clown più famoso di tutta la Germania pre–nazista. Poi, improvviso ed inspiegabile , un lento e doloroso declino lo aveva condotto alla depressione ed all'alcol. E fu proprio uno stato di ubriacatura a creare le premesse perché ,in una birreria , al cospetto di due ufficiali della Gestapo, Helmut prorompesse in un incauto sberleffo contro Adolf Hitler. Fu immediatamente arrestato e, per vicende mai fino in fondo chiarite, condotto nel campo di concentramento di Auschwitz, laddove era incaricato di  accompagnare i bambini ebrei alle camere a gas.
Jerry conobbe Helmut leggendo le pagine della sceneggiatura di Joan O'Brien e Charles Denton "The day the clown cried". Era in un momento difficile della propria vita artistica, il "picchiatello" non riscuoteva più il successo che solo poco tempo prima gli si tributava.
Le cause? Forse il naturale tramonto di una fantastica parabola , più probabilmente il mutare del gusto del pubblico, la cui sensibilità era ora figlia degli anni della contestazione.
Jerry decise che quella conoscenza fosse meritevole di approfondimento.
Jerry decise di essere Helmut Doork in quel film.
Jerry decise di essere anche "L'altro Magnifico Jerry".
Una magnifica e stupefacente favola.
Ecco tutto ciò che per noi è stata questa storia fin dal momento in cui l'abbiamo conosciuta. Una favola. Ci siamo sorpresi della vicenda di Helmut, commossi del succedersi degli eventi narrati, interrogati sul  perchè  Jerry Lewis abbia deciso di realizzare questo film. Non so quante risposte il nostro spettacolo riuscirà a dare. So che i bambini sono la chiave . Forse non per accedere alle risposte.
Sicuramente per accedere all'animo di Jerry , di Helmut,auspichiamo di tutti voi che avrete desiderio di ascoltare. Nella speranza che quel film, realizzato e poi mai distribuito, possa un giorno essere veduto da tutti noi.
                                                                
Peppe Miale


letto 6041 volte   Categoria BnCs2010 Spettacoli 3000
  





   STORIE E MEMORIE
   Programma del 11-09-2010

 

BnCs2010 - da mer 08-09-2010 a dom 12-09-2010  -  Teatro Comunale
I teatri dell'Unità d'Italia: il Teatro Comunale di Benevento compie 150 anni
Memorie e documenti di un teatro storico


Il lungo e articolato processo di unificazione nazionale portò con sé un incremento graduale di molte esigenze culturali, di informazione, di acculturazione, di divulgazione scientifica e politica, di consumo letterario ed artistico.
La retorica municipale riservò alle opere pubbliche una sorta di «prassi di esaltazione» che caratterizzò le fasi dello sviluppo ottocentesco delle città italiane, focalizzando l'immagine del teatro come quella di un edificio-monumento, l'ornamento più adatto ai tempi di «incivilimento» che si stavano vivendo e ai quali conveniva adeguarsi.
Luoghi centrali dell'educazione emozionale degli italiani, i Teatri riflessero, negli anni più caldi del Risorgimento, l'effervescenza politica del paese. Benevento, come molte altre città italiane, almeno sin dagli anni Cinquanta dell'Ottocento, cominciò a prepararsi a far parte dell'Italia unita.
Le discussioni che animarono i consigli comunali di quegli anni anticiparono questioni che si facevano sempre più impellenti. Tra queste, l'impegno a dotare la città di un particolare monumento alla civiltà e al decoro: il nuovo Teatro Comico, poi intitolato al primo re d'Italia, Vittorio Emanuele II.

 

n.187  Rossella Del Prete     letto 5169 volte   Categoria BnCs2010 Storie e memorie 5900
  


 

BnCs2010 - da ven 03-09-2010 a dom 12-09-2010  -  Palazzo Paolo V
Nino Taranto ha 100 anni
Allestimento di Pino Miraglia e Francesca Garofalo
Ricerche iconografiche Angioletta Delli Paoli
Materiali messi a disposizione dalla "Fondazione Nino Taranto"

Nino Taranto, attore, cantante, straordinario uomo di teatro, cinema, televisione; performer lo si direbbe oggi. Ha attraversato con enorme successo il mondo dello spettacolo che nasce da Napoli. Proviamo oggi, a cento anni dalla nascita a rendergli omaggio. Mettendo in mostra una parte soltanto dell'enorme quantità di materiali che lui stesso, caso ben raro nel mondo dello spettacolo, ha raccolto negli anni della sua lunga vita. Fotografie, locandine, articoli, caricature, costumi, oggetti adoperati in teatro, manoscritti, registrazioni audio e video costituiscono un patrimonio di memoria straordinario fortunatamente salvato dalla attenta cura della famiglia e della Fondazione Nino Taranto che ne custodisce oggi con passione il ricordo. Da questo "fondo" di eccezionale importanza per chi vorrà indagare nella storia del teatro napoletano di quegli anni ho potuto attingere con libertà ed emozione. Il "viaggio" di Nino Taranto, da lui stesso raccontato in una vecchia intervista, è il filo conduttore del nostro percorso, e si fa cosi memoria visiva per una testimonianza di affetto verso un grande, indimenticabile attore.

Nino Taranto ha 100 anni - 58' DVD
Canzoni, sketch, macchiette da film, teatro, tv scelti da Mario Franco e montati da Davide Franco

Nino Taranto (1907-1986)
Muove i primi passi tra il 1917 ed il 1918 in vari teatri napoletani: la Sala Stella, il Trianon, il Caffè Turco, il Salone Margherita. Il debutto a tredici anni presso il Teatro Centrale della Ferrovia, seguono l'apprendistato e l'ingresso nella compagnia Cafiero - Fumo. Gli anni '20 lo vedono protagonista sulle scene dei teatri secondari fino al passaggio alla rivista, come fantasista e cantante comico. Dal 1936 al 1955, nel ruolo di primo comico "assoluto", è alla guida di propri complessi di rivista; tappe fondamentali nell'esperienza attorica di Nino Taranto sono state: il debutto nel genere della sceneggiata al fianco di Beniamino e Rosalia Maggio e la lunga attività con la compagnia Cafiero - Fumo, iniziata con Zappatore. L'enfasi comica, dispiegata in un repertorio sfavillante di macchiette, è costantemente attraversata dai personaggi di Ciccio formaggio e Carlo Mazza, presenti anche in numerose incisioni discografiche. La canzone Carlo Mazza, intitolata in origine Mazza, pezzo e pizzo, con la fitta mole di allusioni e doppi sensi, riscosse un enorme successo, infatti nel 1948 Michele Galdieri ne curò la riscrittura cinematografica per il film Il barone Carlo Mazza. Il trio Taranto - Pisano - Cioffi è artefice, durante il periodo fascista, del genere della macchietta, tra i maggiori successi Teresin, Teresin, O chiavino, Baciami Bice; il dopoguerra è segnato dallo straordinario successo di Dove sta Zazà.
L'attività cabarettistica e di cantante, cedono presto il passo alla prosa, lo ricordiamo carismatico interprete di commedie di Pirandello, Marotta, Viviani di cui dal 1956 interpretò L'ultimo scugnizzo, Morte di carnevale, Guappo di cartone, Vetturini da nolo, A figliata di Raffaele Viviani, messi in scena, negli anni '80, al Teatro Sannazzaro con Luisa Conte.

n.188  Giulio Baffi     letto 5413 volte   Categoria BnCs2010 Storie e memorie 6000
  


 

BnCs2010 - da ven 03-09-2010 a dom 12-09-2010
Festival Festival!
con gli allievi del Liceo Artistico Statale di Benevento
a cura della docente Francesca Cardona Albini 

"FestivalFestival!" segna l'inizio della collaborazione tra Citta' Spettacolo ed il Liceo Artistico Statale di Benevento e si articolerà in due segmenti.    
Il primo, "Ispirati dal teatro" vedrà impegnato un gruppo di allievi che darà vita a performance di pittura e/o scultura ispirate ad alcuni spettacoli in programma, e particolarmente legati agli spazi architettonici e storici della città, come i quattro "Raccontami Benevento".    
Un'ulteriore iniziativa, "Fotografiamo il Festival", vedrà gli allievi attenti a fissare personaggi, situazioni, spettacoli, che colpiranno la loro attenzione e la loro fantasia.    
Gli elaborati e le fotografie saranno esposti in mostra durante e dopo il Festival.     






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