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informazioni dal Settore Cultura e Turismo del Comune di Benevento |
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da mar 07-09-2010 20:00 a mer 08-09-2010 20:00 - Teatro Comunale |
Barbablù
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Prima nazionale 7 sett ore 20.00 8 sett ore 20.00 durata 75 minuti da Perrault testo di: Pino Carbone e Francesca De Nicolais con: Francesca De Nicolais e Luca Mancini e con le bambine: Arianna Attanasio, Elena Garofano, Francesca Guerra, Luana Malegieri, Martina Santarcangelo consulenza amministrativa: Alessandra Narcisi ufficio stampa: Valeria Zecchini grafica: Pasquale Aversario aiuto regia: Luigi Morra musiche: Camera Regia: Pino Carbone "La sua barba non è poi così blu": è la protagonista della fiaba a dirlo, a pensarlo per convincersi ad accettare e sposare Barbablù. Tutto ha inizio proprio da questa considerazione, a dispetto di ciò che pensano tutti gli altri, che considerano Barbablù un mostro, che fa paura per il suo aspetto, per la sua strana barba e per il mistero che lo avvolge, che riguarda le sue precedenti mogli di cui nessuno sa che fine abbiano fatto. "la sua barba non è poi così blu": un pensiero tanto ingenuo, quanto coraggioso. L'ingenuità e il coraggio, la curiosità, sono questi i principali elementi che danno vita al racconto. Che muoveranno i personaggi principali, Barbablù e Judit. Due solitudini che si incontrano, che si confortano a vicenda, che si proteggono a vicenda dagli sguardi e dai commenti, dai pregiudizi, degli altri. Barbablù soffre, come un moderno minotauro, un fenomeno da baraccone, che accumula rancore, diffidenza, soffre per una solitudine e un pregiudizio che lo feriscono e lo incattiviscono. Un mostro creato dal giudizio degli altri: "i mostri siamo noi a crearli con la nostra paura verso ciò che da noi è diverso". Il finale sarà drammatico: Barbablù verrà "tradito" e ucciso dalla donna che ha sposato e che non ha resistito alla grande tentazione, ha ceduto alla curiosità di entrare nella stanza dove Barbablù nasconde i corpi delle precedenti mogli che ha amato e che poi ha assassinato. Una fiaba che commuove, soprattutto perché è una grande storia d'amore. L'amore che può diventare tragedia se non viene accettato e capito dagli altri. Oltre ai due protagonisti, Barbablù e Judit, in scena ci saranno cinque bambine, di 9 e 10 anni, che saranno vestite con abiti di donne adulte, vestiti troppo grandi per loro, che le pone a metà strada tra il mondo degli adulti e quello dei bambini, come lo è Judit, che di colpo è costretta a diventare donna e sposare un uomo agli occhi di tutti spaventoso. Le bambine oltre ad interpretare con le loro reazioni le varie emozioni che la fiaba racconta, saranno anche le mogli del "mostro" chiuse nella stanza segreta. Una presenza, quella delle bambine, importante sia nel lavoro di ricerca e di costruzione dello spettacolo, sia in scena, addolcendo l'atmosfera generale e rappresentando il linguaggio più aderente al racconto, ricordandoci sempre che si tratta di una fiaba. In scena ci sarà una grossa gabbia, che concretamente sarà il castello di Barbablù, dentro il quale lui si sente di fatto prigioniero, perché fuori incontra solo diffidenza e un rifiuto che lo costringono a creare all'interno il suo mondo. Dopo il matrimonio diventerà, quindi, la prigione dorata dei due sposi, entrambi prigionieri della loro intimità. Poi diventerà la stanza dei giochi delle bambine, e sempre più chiaramente il pubblico si renderà conto che in realtà quella è la stanza segreta di Barbablù, dove le bambine, completamente vestite di bianco, giocano con stoffe e vestiti rossi. Stoffe e vestiti che a quel punto sembreranno macchie di sangue, che con una semplice, elementare e anche tenera associazione trasformano le bambine nelle mogli uccise e rinchiuse. Tutto con un'atmosfera giocosa, teatrale e fiabesca. |
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